Presentazione

Percorreremo le vie “antiche”, le strade che per secoli han permesso alle nostre comunità di svilupparsi e giungere a ciò che oggi siamo.
La storia non va dimenticata ma valorizzata perché parla, perché è storia di vite e di vita, di fatiche, di gioie, semplicemente, ma non banalmente, storia di persone.
Riprenderemo le due antiche vie di comunicazione: la strada birocciabile che passa per Cornalta e la strada che portava da Ambria a Frerola passando per Bracca.
Alle due vie principali  si collegavano  tante stradine quante erano le case, vie che incrociavano carrozzabili più importanti.
Sarà quindi un cammino percorribile ancora oggi per molti tratti; oltre al tentativo di storicizzare il tutto, sarà anche un percorso di riflessione, di calma, di proposizione di una visione cara a me (ma spero anche ad altri).
Mi sono fatto aiutare in questo lavoro dai libri letti ma soprattutto dalle persone che ho incontrato nel percorrere queste ed altre vie.
La domanda che ci si pone all’inizio del cammino è: “Cosa significano questi segni che si incontrano sulle antiche vie?”.
La risposta è: “l’uomo è naturalmente religioso”. Non esiste uomo che non creda in niente. I nomi possono cambiare; al posto di Dio si possono porre idoli, ricchezza, successo, potere ma l’antropologia è chiara: l’uomo è un essere religioso.
Ora, incamminandoci, capiremo che nella storia vi è stata e vi è una presenza infinita di gesti, parole, atti, con i quali l’uomo “si è messo” in contatto con il divino per garantirsi tranquillità.
L’opera artistica è parte di questa impresa, tante volte riuscita altre no, tante volte contestata altre valorizzata.
L’immagine, l’icona è diventata uno strumento efficace di comunicazione ed istruzione religiosa.
Tale funzione didattica  si è sviluppata ed estesa anche alle illustrazioni di vita dei santi per ricordare la testimonianza resa da loro al vangelo.
Il territorio, e non solo la chiesa, diventa portatore di questa opera.
L’opera pittorica è inserita in ciò che è chiamato: edicola, santella, capitello, tabernacolo ecc.
“Le immagini più frequentemente ripetute sono quelle della Madonna, ma anche dei santi protettori…Esse rappresentano un richiamo visibile alla presenza invisibile e alla dimensione eterna della vita. In qualsiasi evenienza il cristianesimo sapeva di poter contare sull’assistenza divina propiziata dagli Amici di Dio, considerati un po’ “parafulmini” nelle tempeste non solo meteorologhe del mondo…In mancanza della previdenza che oggi abbonda, si ricorreva più semplicemente alla divina Provvidenza”.
Così l’Arcivescovo scalvino di Siena Gaetano Bonicelli ricorda la religiosità espressa nella devozione popolare delle santelle.

“Angoli di casa nostra.
Una casa a misura di ampia fraternità
che al di là delle mura domestiche
si allarga a comprendere strade e sentieri
dove ci si incontra e ci si separa,
cascine e baite
nell’abbraccio con i boschi e i campi
vicoli e piazze
per una vita addossata, per case e persone,
alcune zolle di terra
per accogliere il sonno che prelude all’eterno.

Luoghi di vita.
Una vita impastata con la fede antica dei secoli
che raccoglie l’uomo e a tutto dà senso.
Nulla vi è d’aggiungere….
“Scherza con i fanti e lascia stare i santi” recita l’adagio, il lavoro da me svolto ci porterà a “scherzare” nel senso che ci introdurrà nella dimensione della tradizione, della partecipazione alla vita del santo che è rappresentato nelle pitture.
Nel disegno che appare sulla volta di una cappella è nascosta la storia di una persona che si è affidata a Dio; oggi i santi raffigurati aiutano l’uomo che ne invoca l’intercessione (interroghiamoci se ne siamo ancora capaci!): pare di vederli staccarsi dalle pareti e  camminare con noi!
Saper riconoscere in un dipinto il santo che vi è raffigurato, con i suoi simboli, segni della rappresentazione tradizionale, significa entrarne in profondità.
Così facendo se ne ricava una lettura ricca in tutti i suoi significati storici, culturali e religiosi: la ricchezza tutta particolare ed esclusiva di una vicenda  in cui la fantasia e la devozione popolare si ritrovano e si rispecchiano.
Ciò dimostra che la conoscenza che gli artisti, magari del luogo, avevano dell’iconografia dei santi è profonda.
Siamo nell’epoca dove tutti presumono di sapere tutto, ma questi dipinti ci interrogano e ci mostrano nella loro umiltà che l’intelligenza moderna deve ancora imparare tante cose.
L’arte, custodita nelle nostre contrade, respira di quella saggezza popolare divenuta merce rara in quasi tutti i mercati, ma che qui risplende nelle sue forme originali.
Inizia così quella che si configura come un’avventura, molto sintetica sulle spiegazioni delle raffigurazioni riguardanti i santi, ma dal sapore affascinante.
I santi parlano al credente come all’incredulo, obbligano l’uomo a misurarsi con se stesso, lo sottraggono dal gorgo dell’esistenza indifferenziata e lo conducono ad una meditazione sul destino di vita.
Ora nel silenzio che ci circonda iniziamo il cammino.